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Incontro 3  

PAESAGGIO NELLA MEMORIA

(Venerdì 15 novembre 2019 ore 14.00-19.00)

  

Docenti – Rossana Valenti, Francesca Galgano, Alfonso Vuolo

Parole chiave – Identità, Educazione al patrimonio culturale e paesaggistico, Cittadinanza

Obiettivi - RRiflettere e discutere su come a differenza della terra e dello spazio fisico, il paesaggio non può essere posseduto, sebbene appartenga a tutti, né può essere descritto e misurato come un oggetto fisico: esso esiste perché noi ne facciamo esperienza e ce ne sentiamo parte. Emerge da questo dato l’importanza dell’analisi della componente culturale e letteraria legata a un territorio per documentarne la storia e, soprattutto, integrarne la percezione: scrittori e opere illuminano i luoghi che li hanno nutriti e ispirati, lasciandoci i loro sguardi e perfezionando la nostra conoscenza del paesaggio.

Ambiti culturali di riferimento Letteratura, Storia del Diritto Romano, Diritto Costituzionale

Quadro dei contenuti - Incrociando la storia e la geografia, il paesaggio viene mostrato come risultato di una serie di stratificazioni culturali, che ne definiscono l’immagine attraverso l’evidenza dei monumenti e la tradizione letteraria e artistica che vi si è sedimentata.
L’idea progettuale è quella di proporre una lezione, cioè l’unità di lavoro più piccola a disposizione del docente, la più funzionale a un esperimento laboratoriale, soprattutto l’unità di lavoro pedagogicamente cruciale. La proposta della prof.ssa Rossana Valenti (Dipartimento di Studi Umanistici) è quindi quella di alcune ‘lezioni’ intese nel senso più pieno del termine, cioè occasioni di crescita, le cui finalità  travalicano i semplici obiettivi disciplinari: un format didattico, in cui si chiede allo studente di fare tante cose: prepararsi per conto suo, in autonomia, raccogliere il sapere esperto del docente, pervenire a un risultato - orale o scritto, individuale o di gruppo - che metta in forma le conoscenze acquisite, riflettere sull’insieme del percorso compiuto.
Una lezione di storia e letteratura non può muovere che da un ‘tema vivente’, qualcosa che c’entri con gli studenti, e che dall’aula li spinga verso il mondo fuori che hanno perennemente sotto gli occhi, ma di cui faticano a riconoscere le coordinate. Oggetto delle lezioni sarà una zona della Campania (le isole, i Campi Flegrei, il Vesuvio, Napoli…), della quale verranno raccolte e analizzate le fonti letterarie, collocate in una prospettiva di conoscenza del territorio.
L’incontro procede con la riflessione della prof.ssa Francesca Galgano (Dipartimento di Giurisprudenza), attraverso due testimonianze del mondo antico, ma appartenenti ad epoche e a generi del tutto distanti, con cui si intende riflettere su come la percezione del paesaggio possa creare e poi veicolare un’identità di appartenenza politica; su quali siano, inoltre, le componenti di tale identità, anche in rapporto al concetto di integrazione.
La prima è uno stralcio del viaggio di Elio Aristide che, partito dall’Asia minore nel secondo secolo d.C., racconterà poi le sue impressioni in una celebre orazione intitolata, semplicemente, “A Roma” e destinata ad essere pronunciata forse al cospetto dell’imperatore Antonino Pio e poi letta da un pubblico politicamente e culturalmente elevato. Anche se il fine ultimo del discorso è l’esaltazione dell’impero romano, il retore greco si sofferma a lungo, in modo quasi eccessivo, sulle qualità della sua capitale, tratteggiando i passaggi che l’hanno condotta verso l’attuale forma imperiale quasi come in un processo naturale di  dilatazione della dimensione cittadina, che peraltro non viene mai del tutto soppiantata, continuando a vigere nei secoli successivi un sistema di organizzazione amministrativa simile a quello originario, sebbene ora proiettato su scala maggiore. Al vertice di tale reticolato c’è l’imperatore, che vigila sul corretto funzionamento della macchina, in qualità di garante supremo dell’applicazione del diritto e della giustizia. Questa rassicurazione serve, anche nel discorso retorico, a sfumare l’ombra che si staglia sulla perduta libertà dei nuovi cittadini, spostando l’attenzione dell’uditorio sul senso di protezione che garantisce loro l’appartenenza all’ecumene romana ricca, pacificata, felice.
La seconda voce è quella del nobile gallico Rutilio Namaziano, già prefetto di Roma, che intraprende  - a ridosso della drammatica avanzata di Alarico, nel quinto secolo d.C. - un viaggio  di ritorno a casa, per occuparsi delle proprie terre sconvolte dalle invasioni dei Goti. Turbato profondamente da quello che vede dal mare (la via più sicura in quel momento) lungo le coste, lo racconta nel De reditu, un piccolo poema. Come Elio Aristide aveva descritto giardini, fontane, palazzi, ginnasii, opere d’arte, di un mondo civilizzato all’apice del suo splendore, che esaltava lo sguardo e l’animo del viaggiatore, così lo scenario che si pone sotto gli occhi di Rutilio è, invece, assai desolante.
Le drammatiche conseguenze della caduta delle barriere militari, ma prima politiche, sociali  e culturali entro le quali l’impero romano era riuscito, per molti secoli fino ad allora,  ad organizzare le proprie relazioni con i popoli limitrofi sono sotto gli occhi di tutti. Quella caduta aveva comportato un netto cambiamento anche nelle coscienze verso lo straniero, improvvisamente nemico, ostile, diverso.
Infine, la lezione del prof. A. Vuolo (Dipartimento di Giurisprudenza) è volta a stimolare una riflessione su una prospettiva del paesaggio, diversa da quella che solitamente viene proposta. Essa muove dall’analisi dell’art. 9 della Costituzione, inserito tra i principi fondamentali del nostro ordinamento. La disposizione, come noto, sancisce la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che sono parte integrante del patrimonio culturale della Nazione.
Si tratta si una delle pochissime disposizioni della Carta in cui viene utilizzato, in maniera significativa, il lemma “Nazione”. Ciò vuol dire che il patrimonio culturale, così come latamente inteso anche dal legislatore (cfr. d. lgs n. 42 del 2004, recante il Codice dei beni culturali), esprime l'identità nazionale e costituisce insieme al territorio, alla sovranità e agli organi di governo il quarto elemento costitutivo dello Stato, secondo la riflessione avviata dalla dottrina giuspubblicistica tedesca (Haberle).
Sul valore identitario della previsione dell'art. 9 non è superfluo rilevare che il lemma patrimonio deriva dal latino patrimonium (consegna dei padri). Evoca una eredità ricevuta dalle generazioni precedenti e da trasmettere alle generazioni future. Si tratta di un insieme virtuale appartenente all'intera Nazione, in quanto tale assoggettato ad un regime pubblico particolare a garanzia di un interesse superiore all'economia proprietaria.

Questa “premessa” teorico concettuale è utile a comprendere una serie di ricadute di non poco momento. Solo per limitarsi a qualche esempio: la superiorità gerarchica di questi interessi rispetto ad altri, pure di natura pubblicistica (la tutela del paesaggio è prevalente rispetto al governo del territorio); la distribuzione delle competenze legislative ed amministrative in favore delle autorità statali, pur perseguendo la Carta costituzionale l’obiettivo dell’autonomia e del più ampio decentramento.

 

Materiali e tecniche di lavoro – Slides, video, lettura iconografica, studio commentato della proiezione, schede e istruzioni per il Place Rating.

 


 
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